Toscana Jazz – Itinerari Jazzistici in Toscana
“Toscana Jazz – Itinerari Jazzistici in Toscana” fu il sodalizio che continuò il sogno audace, l’acuta lungimiranza, l’attenta sensibilità intellettuale del defunto «Coordinamento Toscana Jazz», alla cui scomparsa dobbiamo l’uccisione di «Anfiteatro Jazz» a Lucca. Grave, ma la nuova preziosa iniziativa coinvolse ben cinque Comuni della Toscana. Collesalvetti, Volterra, Camaiore, Seravezza, San Giuliano Terme. Un itinerario che coinvolse piazze meravigliose, medievali come Piazza dei Priori dove si svolge «Volterra Jazz», o risistemate nel rinascimento come San Bernardino dove risuona «Jazz & Non Solo» a Camaiore.
Volterra Jazz aderì dal 1999 al 2002.
Nei giorni che andarono dal 1 al 12 agosto in Piazza dei Priori, si alzò il sipario sul Festival VoIterra Jazz giunta ormai alla sua settima edizione. Noi non facciamo mistero dell’importanza che questa manifestazione riveste per la nostra città, anche se quell’anno incontrammo notevoli difficoltà nella programmazione dell’iniziativa a causa di un budget ridotto rispetto a quello delle precedenti edizioni. Difatti se non fosse stato per il senso di responsabilità assunto dal Consorzio Turistico e per l’intervento finanziario della Cassa di Risparmio di Volterra, forse la manifestazione non avrebbe avuto luogo. Nella conferenza stampa di “Toscana Jazz 2000”, indetta per illustrare gli itinerari Jazzistici del 2000, specie da parte nostra, fu affrontato il problema delle risorse e di come la regione Toscana avrebbe dovuto uscire da un ruolo meramente passivo per attivare quelle forme di coordinamento delle iniziative e di intervento finanziario per non disperdere questa importante esperienza, unica, nel suo genere, in Italia. Ragionamento medesimo fu fatto anche per il Comune di Volterra, da sempre sensibile alla nostra iniziativa; avrebbe dovuto assumere un ruolo diverso che lo vedesse soggetto attivo nella gestione diretta di “Volterra Jazz”, ponendo così fine ad una consuetudine quasi umiliante nella ricerca di risorse finanziarie. Già allora eravamo consapevoli delle difficoltà economiche in cui versano i Comuni, ma eravamo altresì convinti della necessità di diversificare le risorse a seconda delle qualità dei progetti.
Il tempo incerto spinse l’associazione Volterra Jazz, che organizzò il jazz sotto le stelle con la complicità di «Toscana Jazz-Itinerari Jazzistici in Toscana», a trasferire l’appuntamento col Quartetto del pianista John Taylor nella bomboniera del Teatro Persio Flacco. Il grande pianista inglese optò allora per esibirsi in un concerto completamente acustico. Fu musica come petali di rose tenuta insieme da fili di seta, deliziosissima ma evitando accuratamente ogni tentazione zuccherosa. Assente ogni parvenza di Swing ma presenti tutti i colori di un arcobaleno di altri mondi. Più che il Quartetto di un leader era un gruppo paritetico di quattro leaders che creavano improvvisando simultaneamente secondo i leggendari dettami della scuola di Lennie Tristano e poi Bill Evans. Un densissimo interplay usciva da un atteggiamento di partecipazione totale degli artisti, avvolse e coinvolse il teatro che assaporava quella magnificenza volage con attenzione straordinaria, lasciandosi travolgere da una voglia sfrenata di applaudire al termine dei brani. Paolino Dalla Porta (c.basso) e Gabriele Mirabassi (clarinetto) confermarono di essere i musicisti più versatili d’Italia, mentre il batterista Joel Alluche apparve proprio come descritto: «un gran seduttore, tanto nella scienza della carezza quanto nell’arte di costringere la batteria a danzare». Ma il gruppo non presentava una successione di singole improvvisazioni com’è tradizione, bensì un unico flusso musicale ideato e trovato spontaneamente. Il gruppo guidato da Taylor fu chiamato a sostituire (ma si evince lontano un miglio che non si trattò di un ripiego) il Trio di Archie Shepp. La rassegna volterrana perse certamente un mito del Jazz moderno, ma altrettanto certamente ne guadagnò in musicalità ed eleganza.
Dopo l’apertura del 1 agosto, con la sola performance spigolosa e a tratti dolcissima del pianista Freddie Hersch, e dopo la presenza importante di Taylor col suo quartetto, il festival di Volterra Jazz proseguì il suo volo legato al passato col tributo che due trombettisti come Eddie Henderson e Marco Tamburini offrirono a un altro trombettista, quel Kenny Dorham, spesso sottovalutato, ma che ha attraversato tre importanti epoche della storia del Jazz (be-bop, cool Jazz e free Jazz) fornendo un decisivo contributo. Il Quintetto fu integrato da tre musicisti italiani di prim’ordine, come il pianista Marcello Tonolo, il giovane Paolo Ghetti al contrabbasso e il batterista Walter Paoli. Una sezione ritmica dunque di tutto rispetto per due leader che si misurarono sul palco in un confronto che ha pochi precedenti. Il sessantenne Eddie Henderson fu uno di quei musicisti che rimangono dei raffinatissimi dilettanti per tutta la vita; e proprio il loro scopo di suonare per «diletto», per divertimento, che impedisce di farli scendere a compromessi. Come il nostro Gianni Coscia, squisitissimo fisarmonicista dalla preparazione e dall’espressività eccelse, che scelse di fare il procuratore bancario e di suonare per diletto, così Henderson si laureò in medicina e esercitò senza dimenticarsi certo di suonare, perché pochi anni dopo Herbie Hancock lo inseriva nel suo gruppo. Il confronto con il nostro Marco Tamburini, valoroso pur se giovane musicista che incarnò per un lungo periodo una delle punte di diamante del nostro Jazz, vicino nell’espressione a Chet Baker e proprio a quel Kenny Dorham che i due omaggiarono in questo concerto, non fu cruento, ma piuttosto complementare: il vecchio leone e il giovane in una specie di passaggio di testimone.
La cerimonia degli addii fu tenuta con la «Tribute to Charles Mingus». Il 5 gennaio 1979 a Cuernavaca, quando l’anima accesa di Charles Mingus tornava ai padri, all’età di cinquantasei anni, cinquantasei balene andarono ad arenarsi suicide sulla spiaggia del centro balneare messicano. Del resto il Jazz vive, talora vi prende addirittura linfa, da queste leggende: perché non crederci? Questo il mito, ma la straordinaria musica di Charles Mingus è ancora viva fra tutti noi. Volterra Jazz volle testimoniare, con questo tributo, l’intatto amore per un artista fra i più illustri e alle emozioni lasciateci che palpitano ancora nel nostro vecchio corazon. Concerto immaginato e voluto dalla passione del direttore signor Leonardo Biondi che lo commissionò al pianista livornese Mauro Grossi. Il quale lavorò e arrangiò, con le magnifiche doti che in tal senso gli vengono unanimamente riconosciute, le musiche irripetibili del bassista di Nogales. Responsabile naturalmente anche dell’organico Grossi convocò un sestetto in cui figurarono alcuni fra i più reputati Jazzisti italiani: dalle «novità» del tempo come il trombettista Gianluca Petrella, il trombettista Fabrizio Bosso, vincitore del «Top Jazz 1999» categoria nuovi talenti, fino ai veterani di tante formidabili battaglie sonore, dai Giammarco, ai Leveratto, ai Melani che hanno fatto del Jazz italiano uno dei più incantevoli.
2000
1 agosto
Piazza dei Priori ore 16.00
Piano Solo
Fred Hersch
5 agosto
Piazza dei Priori ore 21.30
Lee Konitz
Piazza dei Priori ore 21.30
Archie Shepp Trio
Piazza dei Priori ore 21.30
Teatro Persio Flacco, ore 21.30
John Taylor Quartet
con John Taylor
Paolino Dalla Porta
Gabriele Mirabassi
Joel Alluche
8 agosto
Piazza dei Priori ore 21.30
Eddie Henderson &
Marco Tamburini Quintet
con Roberto Rossi
Marco Tamburini
Marcello Tonolo
Stefano Paolini
Paolo Ghetti
Special Guest Eddie Henderson
12 agosto
Piazza dei Priori ore 21.30
Omaggio a Charles Mingus
Original Mingus Fables
Sestetto di Mauro Grossi
con Mauro Grossi
Gianluca Petrella
Fabrizio Bosso
Maurizio Giammarco
Piero Leveratto
Andrea Melani
Con il patrocinio di
Comune di Volterra
Provincia di Pisa
In collaborazione con
Fondazione Cassa di Risparmio di Volterra
Cassa di Risparmio di Volterra S.p.A.
Consorzio Turistico Volterra
Toscana Jazz
Organizzazione
Associazione Volterra Jazz
Direzione Artistica
Associazione Musicale Amedeo Modigliani